Mendicanti e superuomini - Страница 65
Qualcuno la trascinò via dallo schermo ed esso si spense.
Aprii di uno spiraglio la porta del magazzino. La mia sedia a rotelle era così malconcia che riuscivo a malapena a farla procedere lungo i corridoi. La vista continuava ad andare e venire finché non fui più certo di quali fossero le forme che mi trovavo di fronte e quali fossero nel mio cervello, se si eccettuava la grata scura. Quella era saldamente nella mia testa. Fremeva e per la prima volta cominciò ad aprirsi e ogni centimetro della sua apertura premeva contro la mia mente provocandomi dolore.
Trovai Jimmy Hubbley. Lo avevano ammazzato in modo pulito, per quel che ne potevo dire io. Una pallottola in testa. Francis Marion, ricordai, era morto tranquillamente nel proprio letto, per un’infezione.
Campbell doveva avere lottato. Il suo immenso corpo bloccava un corridoio, era tutto insanguinato e lacero, come colpito da una raffica. Giaceva scomposto sopra il dottore prigioniero. Il volto del dottore appariva sia terrorizzato sia indignato: non doveva essere la sua guerra. Il suo sangue scivolava lungo le pareti nano-tecnologicamente lisce, che erano state progettate in modo da disfarsi delle macchie.
Due corpi giacevano sul pavimento della stanza con i terminali, quando ebbi finalmente aperto abbastanza porte da riuscire a trovarla. Una donna di nome Junie e un uomo che non avevo mai sentito chiamare altrimenti se non "Alligatore". Anche loro erano morti in maniera pulita: pallottole in fronte. Il tentativo di Abigail di conquistare il potere non era stato sadico. Voleva semplicemente controllare le cose. Essere al comando. Sapere che cosa fosse meglio per 175 milioni di americani, preso o tolto qualche milione di Muli.
Seduto davanti al terminale principale dissi: — Terminale acceso. — Rispose: — SÌ, SIGNORE!
Francis Marion aveva creduto nella disciplina militare.
Mi occorsero quindici minuti per tentare tutto quello che Jonathan Markowitz mi aveva insegnato. Pronunciai ogni passo, o lo inserii manualmente in codice, senza capire nulla di ciò che ognuno di essi potesse significare. Anche se Jonathan me lo avesse spiegato, non avrei capito. Lui, poi, non me lo aveva spiegato. Le forme nella mia mente sfrecciavano rapidamente, palpitanti, affilate come artigli.
— PRONTI PER TRASMISSIONE ESTERNA. SIGNORE!
Non mi mossi.
Se Abigail mi aveva detto la verità, nel bunker rimanevano soltanto trentasette minuti di supporto vitale.
Quelli di Huevos Verdes, al largo della costa Messicana, potevano arrivare in quindici. Ma lo avrebbero fatto? Miranda non era venuta a prendermi finora.
— SIGNORE? PRONTI PER TRASMISSIONE ESTERNA. SIGNORE!
La grata scura nella mia mente si stava finalmente aprendo.
Cominciò a schiudersi come un ombrello o un bocciolo di rosa. Adesso esistono boccioli di rosa modificati geneticamente che si schiudono interamente in cinque minuti, dati gli esatti stimoli, per essere utilizzati in svariate cerimonie. Sono belli da vedere. Gli opachi pannelli a forma di rombo sulla grata si illuminarono e allargarono, contemporaneamente. La stessa grata si estese, facendosi sempre più grande, finché non si fu completamente aperta.
All’interno c’era un ragazzetto di dieci anni, sudicio e sicuro di sé, con occhi sfavillanti.
Non lo avevo più visto, io, da decenni: non la sua sicurezza rispetto a quello che voleva, il suo modo diretto di arrivarci. Quel ragazzo era stato uomo con se stesso. Aveva preso le proprie decisioni, infischiandosene di ciò che il resto del mondo gli diceva che dovesse fare. Non lo avevo più visto dal giorno in cui era arrivato nella tenuta di Leisha Camden nel Nuovo Messico, aveva incontrato i suoi primi Insonni e aveva sottomesso la sua alle loro menti superiori. Non da quando ero diventato il Sognatore Lucido. Non da quando avevo incontrato Miranda.
Ed eccolo di nuovo lì, quel ragazzetto solitario, sogghignante, liberato dalla grata di pietra che lo aveva racchiuso. Una forma che scintillava lucente nella mia mente.
— SIGNORE? VUOLE CANCELLARE LA TRASMISSIONE. SIGNORE?
Erano rimasti trentun minuti.
— No — dissi e pronunciai il codice di sovrapposizione di emergenza, quello che ero stato spinto a memorizzare attentamente e a non scordare, visto che Drew Arlen Vivo comune poteva facilmente dimenticare, in caso di emergenza.
Rispose lei personalmente. — Drew? Dove ti trovi?
Le fornii l’esatta latitudine e longitudine, ottenuta dal terminale, e le dissi come far passare la squadra di soccorso attraverso la pozza melmosa. La mia voce era completamente stabile. — È un laboratorio illegale sotterraneo. Una parte della rivoluzione che ha già liberato i disgregatori di duragem. Ma tu sai già tutto al proposito, vero?
Il suo sguardo non vacillò. — Sì. Ma non potevamo dirtelo.
— Capisco. — Era vero. Non avevo capito prima, ma adesso sì. Dopo Jimmy Hubbley. Dopo Abigail. Dopo Joncey. Dissi: — Ci sono moltissime cose che devo dire io a te.
Lei rispose: — Saremo lì in venti minuti. Ci sono delle persone già nelle vicinanze… aspetta soltanto venti minuti, Drew.
Annuii, guardando il suo volto sullo schermo. Non mi sorrideva: questa era una cosa troppo importante. Mi andava bene così. Le forme nella mia mente non lasciavano spazio ai sorrisi.
14
La mattina che il presidente ha dichiarato la legge marziale, lui, è stata la stessa mattina che io ho trovato vicino al fiume il corpo morto del coniglio modificato geneticamente. È stato una settimana dopo che eravamo andati a piedi a Coganville ed era poi arrivata la gente del governo a East Oleanta per far saltare in aria l’Eden. Solo quando Annie mi ha fatto finalmente uscire dal letto, io sono stato a sentire attentamente quello che diceva la gente nel caffè sul posto che era stato fatto saltare in aria. Alcune persone ci erano anche andate per dare un’occhiata. Mentre quelli lo descrivevano, io ho capito subito che il governo non aveva fatto esplodere il posto dove la ragazzina dalla testa grossa si nascondeva. Non il mio Eden.
E io ero l’unica persona al mondo, io, che lo sapeva.
Volevo, tuttavia, andare a vedere con i miei occhi. "Dovevo" andare.
— Dove stai andando, Billy? — mi ha detto Annie respirando con affanno. Aveva appena trascinato dentro un secchio di acqua del fiume per lavarsi. I tecnici governativi avevano riparato tutto, loro, ma due giorni dopo la roba aveva ricominciato a rompersi da capo. È stato allora che un sacco di gente ha lasciato East Oleanta partendo con la ferrovia a gravità prima che anche quella si spaccasse ancora. I bagni delle donne non funzionavano. Lizzie stava arrivando direttamente dietro Annie, lei, trascinando un altro secchio. Mi sono quasi sentito spezzare il cuore per la mia inutilità. L’unità medica diceva che io non dovevo assolutamente portare pesi.
— Giù al caffè — ho mentito io.
Annie ha serrato le labbra. — Non vuoi affatto andare di nuovo giù al caffè, tu. Dove stai andando realmente, Billy? Io non voglio assolutamente che tu te ne vai a passeggiare di nuovo nei boschi, tu. È troppo pericoloso. Potresti cadere un’altra volta.
— Vado al caffè — ho detto io ed era la seconda bugia.
— Billy — ha detto Annie e io ho capito dal suo labbro inferiore che cosa stava per dire ancora: — Potremmo andare via, noi. Adesso. Prima che altre parti di duragem vengono mangiate su quel treno.
— Io non lascerò East Oleanta, io — ho detto. Mi faceva una paura del diavolo dirle di no. Mi spaventava ogni volta. E se Annie se ne andava comunque, senza di me? La mia vita sarebbe finita. E se Annie prendeva Lizzie e se ne andava semplicemente via?
Ma io dovevo restare, io. "Dovevo." Ero l’unica persona che sapeva che il governo non aveva fatto saltare in aria l’Eden. La dottoressa Turner era stata quella che aveva chiamato il governo a East Oleanta. Me lo aveva detto Lizzie. Annie non lo sapeva. Io dovevo restare e assicurarmi che la dottoressa Turner non scopriva che l’Eden esisteva ancora e non chiamava il governo per tornare e finire il lavoro. Io non sapevo come potevo fermare la dottoressa Turner a meno di ucciderla e non pensavo di poterlo fare. Forse invece sì. Non me ne potevo nemmeno andare e lasciare così la ragazza dalla testa grossa e i capelli scuri, che mi aveva deliberatamente fatto sapere dove si trovava l’Eden nel caso che ne avevo davvero bisogno. Glielo dovevo a quella ragazza.