Mendicanti e superuomini - Страница 55

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Ho gracchiato: — Hanno mangiato?

— Per ora — ha detto la dottoressa Turner. Aveva una voce cupa. Quello che ha detto dopo non aveva alcun senso per me. — Bella solidarietà.

Io ho detto: — Ho portato ad Annie e Lizzie del cibo, io. — Sembrava un miracolo. Annie e Lizzie avevano qualcosa da mangiare. Lo avevo fatto io. Non ho nemmeno pensato, allora, che due tramezzini non sarebbero durati a lungo. Dovevano essere i sedativi quelli che mi annebbiavano la mente.

La faccia della dottoressa Turner è cambiata. Sembrava sconcertata, lei, come se quello che avevo detto era una specie di buona risposta a quello che aveva detto lei, anche se non lo era, perché io non avevo nemmeno capito. Ma non me ne importava niente. Annie e Lizzie avevano qualcosa da mangiare. Lo avevo fatto io.

— Oh, Billy — ha detto la dottoressa Turner, con una voce bassa, triste e angosciata come se era morto qualcuno. O qualcosa. Cosa?

Ma non era un problema mio. Io ho dormito e in tutti i miei sogni Lizzie e Annie mi sorridevano in una luce solare verde e dorata come l’estate in montagna, dove, ho scoperto in seguito, che Stan, Scotty, Jack e il qualcuno della dottoressa Turner erano tutti veramente morti, dopotutto.

12

Diana Covington — East Oleanta

Dopo che ebbero riportato Billy a casa di Annie Francy, col suo povero cuore che ansimava come un vecchio mantice e le mani che gli tremavano tanto da non essere nemmeno in grado di spegnere lo scudo personale, mi resi conto di quanto ero stata scema a non chiamare prima l’ECGS.

Ma non fu Billy che me ne fece rendere conto. Fu, ancóra una volta, Lizzie.

Sapevo che Billy non era gravemente ferito e suppongo che mi sarei dovuta preoccupare maggiormente per gli altri Vivi, specialmente per i tre morti. Il fatto era, tuttavia, che non lo ero. Avevo cambiato idea sui Vivi da quando ero arrivata a East Oleanta e Jack Sawicki, in particolare, mi sembrava un bravuomo, ma ecco: non mi importava e basta che i Vivi delinquenti avessero sopraffatto i Vivi non-delinquenti e li avessero distrutti. Noi Muli non ci eravamo mai aspettati altro. I Vivi rappresentavano sempre una forza potenzialmente pericolosa, tenuta a bada soltanto da sufficiente pane e giochi del circo, e adesso il pane si stava esaurendo e le grosse teste cominciavano a piegarsi. Tempo di Bastiglia.

Mi importava, contro ogni previsione, di Lizzie. Cominciava a essere affamata. Se avessi chiamato l’ECGS, sarebbero arrivati a precipizio ed East Oleanta non sarebbe più stato il Paese Dimenticato. Insieme con loro sarebbero arrivati cibo, medicine, trasporti, tutte le cose che i Vivi avevano imparato ad aspettarsi dal lavoro degli altri. Il che significava che Lizzie ed Annie sarebbero state nutrite.

D’altra parte, la Congressista Janet Carol Land avrebbe potuto riprendere le spedizioni aeree di cibo da un momento all’altro. Oppure la ferrovia a gravità sarebbe potuta essere riparata. Era già avvenuto parecchie volte. E se fosse successo, avrei perso la mia occasione di coprirmi di gloria consegnando Miranda Sharifi, armi, bagagli e nano-tecnologia organica illegale all’ECGS. Era anche possibile che nel momento stesso in cui avessi chiamato l’ECGS, l’Eden avrebbe captato il mio segnale, nel qual caso la signorina Sharifi avrebbe potuto traslocare ancora prima che l’ECGS riuscisse ad arrivare.

Mentre mi dibattevo tra queste tre eventualità: altruismo, vanità e praticità, Lizzie spazzò via l’intero argomento in terrificanti briciole.

— Vicki, guarda qui.

— Cos’è?

— Guarda e basta.

Eravamo sedute sul divano in sintoplastica nell’appartamento di Annie. In camera da letto Annie continuava a muoversi, occupandosi di Billy. L’unità medica aveva curato i suoi tagli, le abrasioni e il ritmo cardiaco e lui avrebbe probabilmente dovuto dormire, cosa impossibile da farsi con Annie che continuava a girellargli attorno. Dubito che gli dispiacesse. La porta della camera da letto era chiusa. Lizzie teneva in grembo il terminale e fissava il monitor con espressione corrucciata. I panini pateticamente spiaccicati di Billy le avevano fatto tornare temporaneamente un po’ di colore sulle guance smunte. Sullo schermo c’era un ologramma multicolore.

— Molto grazioso. Cos’è?

— Uno schema di probabilità Lederer.

Be’, certo che lo era. Era passato un po’ di tempo dai miei giorni di scuola. Per salvare la faccia dissi con espressione autorevole: — Alcune variabili hanno il settantotto per cento di possibilità di precedere significativamente altre variabili a livello cronologico.

— Già — rispose Lizzie con un filo di voce.

— E allora quali sono le variabili?

Invece di rispondere, Lizzie disse: — Ti ricordi il robot per pelare le mele che usavo per giocare quando ero piccola?

Due mesi prima. Confrontandola con i balzi intellettuali che aveva fatto da allora, l’estate scorsa doveva probabilmente sembrarle l’infanzia perduta.

— Lo ricordo — dissi, stando attenta a non sorridere.

— Si è rotto per la prima volta a giugno. Lo ricordo perché allora le mele erano le Kia Beauties.

Mele modificate geneticamente a calendario sfalsato per creare varietà di stagione. — E allora? — chiesi.

— La ferrovia a gravità si è rotta un po’ prima. Ad aprile, penso. E un paio di bagni prima di allora.

Non riuscivo a capire. — E allora…?

Lizzie contrasse il faccino. — Ma le prime cose a rompersi a East Oleanta risalgono a oltre un anno prima. Nella primavera del 2113.

Capii. Mi si seccò la gola. — In primavera, nel 2113? Molte rotture, Lizzie o soltanto qualcuna? Quelle che possono essere dovute a un normale consumo combinato alla ridotta manutenzione?

— Moltissime cose. Troppe cose.

— Lizzie — dissi lentamente — le due variabili che hai nello schema Lederer rappresentano forse le rotture a East Oleanta, per come le ricordi personalmente, e le citazioni della stampa prese dalla biblioteca di cristallo riguardanti diagrammi di rotture simili da qualche altra parte?

— Sì, sono loro. Io volevo, io… — Si interruppe, conscia di come fosse regredito il suo linguaggio. Continuò a fissare lo schermo. Sapeva che cosa stava guardando. — È cominciato qui, Vicki, vero? Quel disgregatore di duragem è stato rilasciato qui inizialmente. Perché è stato fatto nell’Eden. Eravamo un luogo di test. E questo significa che chiunque mandi avanti l’Eden… — La sua voce si affievolì di nuovo.

Huevos Verdes mandava avanti l’Eden. Miranda Sharifi mandava avanti l’Eden.

La decisione venne quindi presa per me, semplicemente così. Il disgregatore di duragem non poteva fare parte di una qualsiasi strategia tipo salvate-Diana-tramite-un-successo-personale-definitivo. Era troppo concretamente, urgentemente ed essenzialmente maligno. Non avevo alcun diritto di starmene seduta a giocare all’agente semiamatoriale quando sospettavo che, da qualche parte in quelle stesse montagne che ci stavano torturando con l’inverno, c’era una zona franca di Huevos Verdes che dispensava distruzione molecolare. Un minimo di correttezza esigeva che io dicessi ai miei deprecabili capi, a dispetto del loro sdegno, quello che sapevo.

Ognuno aveva una propria definizione di correttezza.

— Vicki — sussurrò Lizzie — che cosa dobbiamo fare, noi?

— Dovremo cedere — dissi.

Feci la chiamata da un luogo isolato vicino al fiume, lontana dai sospettosi occhi di Annie. Avevo proibito a Lizzie di seguirmi ma, ovviamente, lei lo aveva fatto lo stesso. L’aria era fredda ma il sole brillava. Mi misi a sedere in una depressione nella neve sulla riva del fiume e mi aprii la gamba per estrarre la ricetrasmittente.

Si trattava ovviamente di un impianto: era l’unico modo per essere assolutamente sicuri che non mi potesse venire rubata, eccetto da persone che sapevano ciò che stavano facendo. Dopo che l’ECGS l’aveva installata mi ero recata da persone che conoscevo, l’avevo fatta togliere e avevo staccato la parte col segnale di rintracciamento, che chiaramente era presente. C’era bisogno di un professionista per farlo. Non c’era invece bisogno di alcun professionista per staccare la trasmittente stessa e usarla. Poteva essere fatto con una conoscenza di base minima, un po’ di anestetico locale e un bisturi affilato: all’occorrenza poi si poteva fare anche senza l’anestetico e il bisturi.

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