Mendicanti e superuomini - Страница 53
Io sono sceso dalla seggiola. Mi ha cigolato un ginocchio. Mi sono fatto strada a spintoni attraverso la folla e mi sono messo in piedi vicino a Jack. — Anche io, Jack. Vengo anch’io.
Qualcuno si è messo a ridere forte e con cattiveria. Non era Celie. A un certo punto però hanno smesso tutti all’improvviso.
— Billy… — ha detto Jack con voce gentile. Ma io non l’ho lasciato finire. Ho parlato a voce molto bassa e velocemente in modo che nessuno potesse sentire a parte Jack e, in piedi accanto a lui, Ben Radisson.
— Hai intenzione di fermarmi, Jack? Se voi andate volete forse impedirmi di venirvi dietro? Vuoi mettermi KO in modo che non vi posso seguire? Lizzie ha fame. Annie non ha nessun altro oltre me. Se non riportiamo indietro cibo abbastanza da Coganville mi vuoi dire che Lizzie e Annie avranno la loro giusta parte? Con la dottoressa Turner che abita con noi?
Jack non ha detto niente. Ben Radisson ha annuito, lui, molto lentamente, guardandomi dritto in faccia. È un buon uomo. Ecco perché gli ho permesso di sentire.
La carne di coniglio mi premeva contro il petto, all’interno del cappotto. Nessuno ne poteva sentire l’odore. Nessuno poteva vedere il rigonfiamento perché, dopotutto, era solo un pezzetto di carne, un pulcioso coniglio, patetico come la polvere. Lizzie era affamata. Annie era un donnone. Io dovevo andare a Coganville, io.
Ma non lo avrei detto ad Annie. Mi avrebbe fatto fuori, prima ancora che io avevo la possibilità di salvarla.
Siamo partiti alle prime luci, dodici persone. Un numero maggiore poteva spaventare la gente di Coganville. Non volevamo quello che loro avevano bisogno per loro stessi. Soltanto l’extra.
No, non è vero. Volevamo quello che avevamo bisogno.
Mi sono alzato dal divano troppo silenziosamente per svegliare Annie o Lizzie nelle camere da letto. La dottoressa Turner nella sua cuccia di coperte, però, mi ha sentito, maledizione. Un uomo non può mai avere un po’ di privacy con i Muli.
— Che c’è, Billy? Dove stai andando? — ha sussurrato.
— Non nell’Eden — ho detto io. — Si rimetta giù, maledizione e mi lasci in pace.
— Andranno in un altro paese per cercare cibo, vero?
Mi sono ricordato che la sera prima aveva detto che se ne andava al caffè. Io però non l’avevo vista, lì. I Muli riescono a sapere sempre tutto, non si sa come. Non si sa mai quello che sanno.
— Ascolta, Billy — mi ha detto lei con grande attenzione, ma poi si è fermata quasi che non sapeva che cosa io dovevo ascoltare. Mi sono infilato tre paia di calze prima che lei si decideva.
— C’è un romanzo, scritto tanti anni fa…
— Un che? — ho chiesto io e poi mi sono maledetto. Non dovevo mai chiederle niente, io. Riusciva sempre a confondermi con le parole.
— Una storia. È su un piccolo mondo pieno di gente che credeva di mettere tutto in comune. Finché non è arrivata una carestia e alcune persone su un treno rotto avevano bisogno di cibo dal paese vicino. I passeggeri non avevano mangiato da due giorni, ma gli abitanti del paese non avevano cibo nemmeno per loro stessi e non avevano intenzione di dividere quello che avevano. — Il sussurro nella stanza buia era monotono.
Non ho potuto fare a meno di chiedere. A me mi piacciono le storie. — Che cosa è successo alla gente della ferrovia a gravità?
— La ferrovia a gravità è stata riparata in un batter d’occhio.
— Fortunati loro — ho detto io. Non c’era nessuno che riparava la "nostra" ferrovia a gravità o la cucina del caffè. Non questa volta. La dottoressa Turner lo sapeva, lei.
— Era una favola, Billy. Ardita, ispiratrice e dolce, ma una favoletta. Tu sei nei reali Stati Uniti. Portati dietro questo.
Non mi ha detto di non andare, lei. Mi ha dato piuttosto una scatoletta nera che ha spinto contro la cintura dei pantaloni e quella ci si è attaccata. Ho sentito una strana vibrazione nel petto, io. Sapevo che cosa era anche se non ne avevo mai portato uno prima e mai mi ero aspettato di farlo. Era uno scudo personale a energia.
— Toccalo qui — ha detto la dottoressa Turner — per attivarlo. E nello stesso posto per disattivarlo. Resisterà praticamente a ogni attacco che non sia di tipo nucleare.
Quando era acceso non sentivo niente. Solo un leggero solletico che poteva anche essere unicamente nella mia immaginazione. Potevo però vedere un debole scintillio attorno a me.
— Ma, Billy, non perderlo — ha detto la dottoressa Turner. — Ne ho bisogno. Potrei averne tremendamente bisogno.
— Allora perché me lo da a me? — ho detto con tono di sfida, ma lo sapevo già. Era per Lizzie. Tutto era per Lizzie. Proprio come doveva essere.
Era comunque probabile che la dottoressa Turner ne aveva un altro. I Muli non danno via nessuna cosa a meno che non ne hanno un’altra ancora per sé.
— Grazie — le ho detto più bruscamente di quanto non volevo, ma a lei non è sembrato che gliene importava.
La mattina era fredda e limpida, con quel tipico sorgere del sole rosa e dorato che trasforma la neve pulita in una specie di aureola. Non c’era vento, grazie a Dio. Il vento era una morsa profonda. Arrancavamo, noi, lungo la ferrovia a gravità verso Coganville. Nessuno parlava molto. Una volta Jim Swikehardt ha detto: "Bella" riguardo all’alba, ma nessuno ha risposto.
Inizialmente la neve non era troppo alta perché i boschi che circondavano il binario su entrambi i lati le avevano impedito di ammassarsi. In seguito si è fatta più profonda. Stan Mendoza e Bob Gleason avevano unità a energia-Y che avevano strappato da qualche edificio e le puntavano nel punti peggiori per sciogliere la neve. Le unità erano pesanti e gli uomini sbuffavano per la fatica. Procedevamo lentamente, in parte in salita, ma ce la facevamo. Io ero l’ultimo della fila.
Dopo tre chilometri il cuore mi batteva forte e le ginocchia mi dolevano. Non ho detto niente agli altri, io. Lo stavo facendo per Lizzie.
Verso mezzogiorno le nuvole si sono ammassate e ha cominciato a soffiare il vento. Ho perso il conto di quanto potevamo essere avanzati. Il vento ci soffiava direttamente in faccia. Stan e Bob giravano attorno le unità di riscaldamento tutte le volte che potevano e allora camminavamo in un’aria più calda che il vento frustava via il più velocemente possibile.
Ho cominciato a pensare, arrancando nella neve: — Perché non hanno potuto…
— Hai bisogno di riposare, Billy? — ha chiesto Jack. Potevo vedere i cristalli di ghiaccio attaccati ai peli del suo naso. — È troppo per te?
— No, sto bene — ho risposto io, non importava che era una bugia. Dovevo dire però quello che avevo cominciato: — Perché non hanno potuto, i Muli, fare un sacco di… un sacco di piccole unità di riscaldamento… portatili per tutti…
— Piano, Billy.
— …portatili da mettere nei guanti, negli s-stivali e nelle giacche… in inverno? Se l’energia-Y è davvero così… economica?
Nessuno ha risposto. Siamo arrivati a un alto ammasso e hanno rivolto le unità di riscaldamento su di esso. Si scioglieva molto lentamente. Alla fine siamo avanzati a fatica attraverso quello che era rimasto, con la neve fino alla vita, più bagnata e appiccicosa di come sarebbe stata se non avevamo cercato di squagliarla. Jack è inciampato, lui. Stan lo ha tirato su. Judy Farrell ha voltato la schiena al vento per avere un attimo di tregua e aveva le guance di quel tipico bianco e rosso che fa male in modo infernale quando finalmente si riscalda.
Non so che ora era quando siamo arrivati a Coganville. Il sole era completamente nascosto dietro alle nuvole. Non era ancora il tramonto. Il paese era tranquillo e pacifico, nessuno per le strade. Le luci scintillavano in tutte le finestre. Abbiamo percorso, noi, la strada principale fino al Caffè Congressista Joseph Nicholls Capiello e abbiamo sentito della musica. Una olo-insegna lampeggiava azzurra e rossa sul tetto: GRAZIE PER AVERE ELETTO IL SUPERVISORE DISTRETTUALE HELEN ROSE TOWSEND! Era come se lì il mondo era ancora normale, e solo noi eravamo sbagliati.