Mendicanti e superuomini - Страница 33
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Il pavimento dell’Albergo Rappresentante di Stato Anita Clara Taguchi era ricoperto di foglie. Era agosto inoltrato, le foglie non cadevano ancora. Questo voleva dire che quelle foglie erano un rimasuglio dell’anno prima e che nessun robot era passato a scoparle via. In tutti quei mesi io non mi ero mai avvicinato all’albergo. Adesso ero lì.
La cosa buffa era che per qualche giorno non ho nemmeno notato le foglie, io. Non ho notato niente. Avevo la testa annebbiata, barcollavo verso l’Olo-terminale dell’albergo che stava sul bancone rosso e non vedevo niente altro. Lizzie era troppo malata.
L’Olo-terminale si è acceso appena mi sono avvicinato, come aveva fatto per gli ultimi quattro giorni. "Posso esserle di aiuto?"
Ho appoggiato tutte e due la mani sul bancone, io. Come se poteva servire a qualcosa. — Ho bisogno dell’unità medica. È un’emergenza.
"Mi dispiace, signore, l’Unità Medica del Legislatore della Contea Thomas Scott Drinkwater è temporaneamente fuori servizio. È stato comunicato ad Albany è a breve termine verrà un tecnico…"
— Non voglio Albany, io! Voglio un’unità medica! La mia bambina è gravemente malata!
"Mi dispiace, signore, l’Unità Medica del Legislatore della Contea Thomas Scott Drinkwater è temporaneamente fuori servizio. È stato comunicato ad Albany…"
— Allora fammi avere un’altra unità medica, tu! È un’emergenza! Lizzie si sta tossendo fuori le budella!
"Mi dispiace, signore non ci sono unità mediche disponibili immediatamente a causa della temporanea inagibilità della Ferrovia Magnetica Senatore Walker Vance Morehouse. Non appena la ferrovia sarà stata riparata verrà inviata prontamente un’altra unità medica da…"
— La ferrovia a gravità non è inagibile è rotta! — ho gridato io all’Olo-terminale. L’avrei fatto a pezzi a mani nude se mi serviva a qualche cosa. — Fammi parlare con un essere umano!
"Mi dispiace, i rappresentanti ufficiali da voi eletti non sono temporaneamente disponibili. Se vuole lasciare un messaggio la prego di specificare se è indirizzato al Senatore degli Stati Uniti Mark Todd Ingalls, al Senatore degli Stati Uniti Walker Vance…"
— Spegni! Maledizione, spegniti!
Lizzie stava male da tre giorni. La ferrovia a gravità si era rotta da cinque. L’unità medica era guasta da chissà quanto tempo; nessuno si era più ammalato dopo l’attacco di cuore di Doug Kane. I politici erano teste di cavolo da quanto chiunque poteva ricordare.
Lizzie era gravemente malata. Oh, Gesù, Lizzie era gravemente malata.
Ho stretto forte gli occhi, io, e mi è crollata giù la testa e quando ho riaperto gli occhi che cosa ho visto? Foglie che nessun robot pulitore aveva spazzato via da quasi un anno e di cui non si occupava nessun altro. Foglie morte, fragili come le mie vecchie ossa.
— C’è un Olo-terminale con un codice di priorità al caffè — ha detto una voce. — Il sindaco può contattare direttamente il vostro legislatore della contea.
— Pensi che non ci ho già provato? Sembro così stupido? — Mi sentivo sollevato per poter strillare contro qualcuno, indipendentemente da chi era. Ho visto poi che si trattava della ragazza Mulo vestita come una Viva, quella che era arrivata col treno una settimana prima. Era l’unica persona, lei, che si trovava nell’Albergo Rappresentante di Stato Anita Clara Taguchi. Visto che i guasti alla ferrovia a gravità diventano sempre peggio, non ci sono un gran che di viaggiatori. Nessuno sapeva perché quel Mulo si trovava a East Oleanta e nessuno sapeva perché era vestita come una Viva. A qualcuno non piace proprio.
Non avevo per niente tempo per parlare con un Mulo pazzo. Lizzie era gravemente malata. Ho strascicato i piedi attraverso le foglie sul pavimento, ma dove potevo andare. Senza un’unità medica…
— Aspetta — mi ha detto il Mulo. — Io ti ho sentito, io. Hai detto…
— Non cercare di parlare come una Viva, che non lo sei! Mi hai sentito, tu! — Non so dove che ho preso la rabbia per strillarle contro in quel modo. Sì che lo so. Lizzie era gravemente malata e quel Mulo era semplicemente lì.
— Hai ragione. Non c’è motivo per fare inutili sotterfugi, vero? Mi chiamo Victoria Turner.
A me non me ne fregava niente di come si chiamava, anche se mi ricordavo che aveva detto a qualcun altro che si chiamava Darla Jones. Stavo lasciando Lizzie ansimare e rantolare per prendere fiato, col visino bruciante come un falò. Mi sono messo a correre, io. Le foglie sotto ai miei stivali sussurravano come fantasmi.
— Forse ti posso aiutare — ha detto il Mulo,
— Vai all’inferno! — ho risposto io, ma poi mi sono fermato e l’ho guardata. Dopo tutto era un Mulo. Doveva essere qui per qualche motivo, proprio come quell’altra ragazzina nei boschi la scorsa estate, quella che aveva salvato la vita a Doug Kane, doveva essere lì per qualche motivo. Non riuscivo a immaginare il perché ma, dopotutto, non sono un Mulo. Eppure a volte i Muli sanno fare cose che non ti aspetti.
La ragazza si è alzata. Aveva uno strappo sulla tuta gialla, come tutti gli altri da quando il deposito aveva semplicemente smesso di aprire per le distribuzioni, ma era pulita. Le tute non si sporcano e non si spiegazzano, non si sa come lo sporco non ci si attacca sopra oppure si lava via senza fatica. Ma quella ragazzina non era proprio una ragazzina, lei. Quando l’ho guardata meglio mi sono accorto che era una donna, forse dell’età di Annie. Erano gli occhi viola modificati geneticamente e il fisico che mi aveva fatto pensare che era una ragazza.
Le ho detto: — Come mi potresti aiutare, "tu"?
— Non lo saprò finché non avrò visto il paziente, giusto? — ha risposto lei seccamente e non erano sciocchezze. Quanto meno era una cosa sensata. Io l’ho portata nell’appartamento di Annie sulla Jay Street.
Annie ha aperto la porta. Riuscivo a sentire Lizzie che tossiva, facendo un rumore che quasi mi si strappavano via anche le mie di budella. Annie ha spinto il suo grosso corpo in corridoio e si è chiusa la porta alle spalle.
— Chi è questa? Perché l’hai portata qui, Billy Washington? Sei impazzito! Abbiamo già visto quanto aiuto ci potete dare voi Muli quando va tutto storto!
Non avevo mai visto Annie così arrabbiata. Aveva le labbra premute strette come se erano cementate e le dita curve in artigli quasi che voleva sfregiare quella Victoria Turner sul suo bel faccino da Mulo modificato geneticamente. Victoria Turner ha fissato Annie freddamente, lei, e non è indietreggiata di nemmeno un centimetro.
— Mi ha portato qui perché io potrei essere in grado di aiutare la bambina malata. Sei sua madre? Per favore spostati così che possa provarci.
Io sono indietreggiato ma poi sono avanzato di nuovo perché la faccia di Annie aveva un’espressione che mi faceva male. Era furente, terrorizzata ed esausta. Annie non aveva abbandonato Lizzie né per lavarsi né per dormire in due interi giorni.
Annie ha allungato una mano alle sue spalle e ha aperto la porta.
Lizzie stava sdraiata sul divano dove di solito dormivo io. Stava bruciando ma Annie cercava di tenerle addosso una coperta. Lizzie continuava a scalciarla via. C’erano acqua e cibo presi al caffè ma Lizzie non aveva toccato niente, lei. Si agitava e gridava e a volte le sue grida non avevano senso. Aveva vomitato solo una volta ma tossiva in continuazione, forti colpi di tosse devastanti che mi spezzavano il cuore.
Victoria Turner ha appoggiato una mano sulla fronte di Lizzie e gli occhi viola le si sono spalancati. Lizzie non sembrava rendersi conto, lei, che lì c’era qualcun altro. Ha tossito un’altra volta, un piccolo colpo, e ha cominciato a gemere. Ho sentito la disperazione iniziare a salire su dalle budella, del genere che si prova quando non c’è speranza e non sai come farai a sopportarlo. Non avevo più provato quel genere di disperazione da quando era morta mia moglie Rosie, dodici anni prima. Non avevo mai pensato di doverla provare di nuovo.