Mendicanti di Spagna - Страница 28

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— Hawke? Coltrane dice che volete vedere tutti me?

— Sì, Tina. Grazie. Questa signora è interessata al nostro stabilimento. Ti dispiacerebbe parlarle un po’ del tuo lavoro qui dentro?

Tina si voltò obbediente verso Leisha, senza riconoscerla. — Io lavoro nella Sezione Nove — disse. — Prima che adesso non c’avevo niente. La mia famiglia non c’aveva niente. Andavamo all’assistenza, ci pigliavamo la roba da mangiare, andavamo a casa e mangiavamo. Aspettevamo di morire. — Proseguì, raccontando una storia ormai nota a Jordan, diversa soltanto nell’approccio melodrammatico di Tina nel narrarla. Il che era indubbiamente il motivo per cui Hawke l’aveva fatta aspettare. Nutrita, alloggiata, vestita poveramente dai sussidi dell’assistenza sociale. E completamente inabile a competere al di là di quel livello economico, finché Calvin Hawke e il movimento Noi-Dormiamo non le avevano fornito un lavoro che le offriva un salario. Il mercato per quel lavoro era stato strappato con difficoltà al mercato nazionale, sulla base di termini che non avevano nulla a che fare con l’economia. — Io compero solamente prodotti Noi-Dormiamo, devo vendere solo i miei prodotti Noi-Dormiamo — intonò con fervore Tina. — È l’unico modo per acchiappare un pezzo della torta!

Hawke disse: — E se qualcuno nella tua comunità compera un prodotto differente perché costa meno o perché è migliore…

— Quel qualcuno non ci resta molto a lungo nella mia comunità — ribatté Tina con espressione tetra. — Ci occupiamo noi delle nostre cose.

— Grazie, Tina — disse Hawke. Tina sembrò sapere che si trattava di un congedo; lasciò la stanza, ma non prima di avere lanciato a Hawke lo stesso sguardo di tutti gli altri. Jordan sperò che Leisha riconoscesse l’espressione dei clienti che aveva salvato da un altro genere di prigione. Lo stomaco del ragazzo si rilassò leggermente.

Leisha disse a Hawke con una smorfia: — Niente male come performance.

— Più di una semplice performance. La dignità dello sforzo individuale: un vecchio dogma yagaista, no? O non può concedere a se stessa di riconoscere dati di fatto di tipo economico?

— Riconosco tutte le limitazioni di un’economia di libero mercato, signor Hawke. Richiesta e offerta pongono i lavoratori esattamente sullo stesso piano di aggeggi, e le persone non sono aggeggi. Ma non si può creare benessere economico creando corporazioni di clienti nello stesso modo in cui si possono corporativizzare i lavoratori.

— È esattamente il modo in cui io sto creando benessere economico, signorina Camden.

— Solo temporaneamente — ribatté Leisha. Si sporse repentinamente in avanti. — Si aspetta forse che i suoi clienti restino lontani per sempre da prodotti migliori a causa dell’odio di classe? L’odio di classe diminuisce quando la prosperità consente alle persone di salire di ceto.

— La mia gente non salirà mai a un ceto pari a quello degli Insonni. E lei lo sa. Voi siete all’apice darwiniano. Così noi capitalizziamo su quello che abbiamo: il maggior numero.

— Ma non deve necessariamente esserci una lotta darwiniana!

Hawke si alzò in piedi. In quel momento il muscoletto sul suo collo era immobile: Jordan capì che Hawke sentiva di avere vinto. — Ah, no, signorina Camden? Chi ha reso così le cose? Gli Insonni controllano il ventotto per cento dell’economia, ormai, indipendentemente dal fatto che rappresentiate una minuscola minoranza. La percentuale è in aumento. Lei stessa è proprietaria di azioni, tramite la Holding Aurora, dello stabilimento Samsung-Chrysler che si trova dall’altra parte del fiume.

Jordan sobbalzò. Non lo sapeva. Per un istante venne pervaso da un sospetto, corrosivo e acido. Sua zia gli aveva chiesto di venire lì, aveva chiesto di parlare con Hawke… Guardò nuovamente Leisha. Lei stava sorridendo. No, non era quella la sua motivazione. Che cosa aveva lui che non andava? Avrebbe passato l’intera vita a essere incerto su tutto?

Leisha ribatté: — Non c’è nulla di illegale nel possedere azioni, signor Hawke. Io lo faccio per il più ovvio dei motivi: per ricavare profitto. Un profitto dai beni migliori possibili e da servizi che possono essere forniti in una competizione onesta, offerti a chiunque sia intenzionato ad acquistarli. Chiunque.

— Molto lodevole — commentò Hawke mordace. — Ma ovviamente non tutti possono acquistare.

— Esattamente.

— Allora siamo d’accordo quanto meno su una cosa: alcune persone sono escluse dalla sua meravigliosa economia darwiniana. Vuole forse che lo accettino docilmente?

Leisha disse: — Io voglio aprire le porte e farli entrare.

— Come, signorina Camden? Come potremmo competere su basi paritarie con gli Insonni, o con la fiumana di compagnie fondate interamente o in parte dal genio finanziario di Insonni?

— Non certo con l’odio e creando due economie.

— E allora con che cosa? Mi dica.

Prima che Leisha potesse rispondere, la porta si spalancò improvvisamente e tre uomini balzarono all’interno della stanza.

Le guardie del corpo di Leisha la schermarono immediatamente, a pistole spianate. Ma gli uomini dovevano essersi aspettati una reazione simile: brandivano macchine da presa, non pistole, e cominciarono a filmare. Visto che tutto quello che potevano scorgere era la falange di guardie del corpo, filmarono quella. Quello sconcertò le guardie che presero a guardarsi a vicenda, in tralice. Nel frattempo Jordan, indietreggiato in un angolo, fu l’unico a notare l’improvviso, quasi impercettibile brillare di una spia luminosa di un pannello ottico in alto sulla parete, in una stanza che era sempre stata reclamizzata come priva di sorveglianza di qualsiasi tipo.

— Fuori — disse a denti stretti il capo delle guardie del corpo, o comunque fosse chiamato. La troupe uscì cortesemente. Nessuno, oltre Jordan, aveva scorto la telecamera di Hawke.

Perché? Che cosa ci faceva Hawke con un filmato clandestino che poteva sostenere essere stato girato da una troupe legittima? Jordan avrebbe forse dovuto dire a sua zia che Hawke era in possesso di un simile filmato? Poteva danneggiarla?

Hawke stava osservando Jordan: annuì solo una volta, con una tale dolcezza negli occhi, una tale tenera comprensione del suo dilemma che il ragazzo ne fu istantaneamente rassicurato. Hawke non aveva alcuna intenzione di danneggiare personalmente Leisha. Non agiva in quel modo. Le sue mete erano più ampie, importanti, giuste, ma tenevano conto degli individui come nessun Insonne, eccetto Leisha, sembrasse mai fare. Indipendentemente da quello che i libri di storia sostenevano che fosse necessario, Hawke non distruggeva uova individuali per creare la sua rivoluzione.

Jordan si rilassò.

Hawke disse: — Mi dispiace, signorina Camden.

Leisha lo fissò con espressione desolata. — Non c’è problema, signor Hawke. — Un momento dopo aggiunse, deliberatamente: — C’è?

— No. Mi permetta di consegnarle un ricordo della sua visita.

— Un…

— Un ricordo. — Da un ripostiglio, le guardie del corpo si irrigidirono nuovamente Hawke tirò fuori uno scooter Noi-Dormiamo. — Ovviamente, è probabile che non vada altrettanto velocemente, o lontano, o che sia affidabile come quello che lei ha già. Sempre che lei si degni di utilizzare uno scooter al posto di un’automobile o aeromobile, come oltre il cinquanta per cento della popolazione è costretta a fare.

Jordan si accorse che Leisha alla fine aveva perso la pazienza. Lasciò uscire il fiato fra i denti serrati, espirando: sibilò in uno spasimo. — No, grazie, signor Hawke. Io guido un Kessler-Eagle. Uno scooter di alta qualità prodotto, credo, in uno stabilimento di proprietà di Dormienti Indiani del New Mexico. Stanno sforzandosi strenuamente di promuovere sul mercato un prodotto superiore a un prezzo onesto, ma ovviamente rappresentano una minoranza priva di un mercato protetto preconfezionato. Credo che siano Hopi.

Jordan non osò guardare il volto di Hawke.

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