Mendicanti di Spagna - Страница 104
Ricky avanzò tenendo la propria camicia. La appoggiò attorno alle spalle di Miri, gliela chiuse sul seno e, per la prima volta, la ragazzina fissò qualcun altro oltre Jennifer. Lanciò un’occhiata a suo padre, arrossì dolorosamente e sussurrò: — Grazie, papà.
Cassie Blumenthal annunciò affranta: — Una trasmissione a effetto ritardato è appena partita per la Casa Bianca. C’è qui un duplicato. Comprende tutte le localizzazioni e le procedure di neutralizzazione per ogni pacchetto di virus che abbiamo sistemato negli Stati Uniti.
Charles Stauffer aggiunse: — Nessuna delle difese esterne del Rifugio è operativa.
Caroline Renleigh continuò: — Lo scudo d’emergenza nella cupola di detenzione si è abbassato. I programmi di sovrapposizione non riacquistano il controllo.
Cassie Blumenthal disse: — Seconda trasmissione a effetto ritardato lanciata verso… verso il Nuovo Messico…
Soltanto Miranda non disse nulla. Stava singhiozzando, una ragazzina di sedici anni sottoposta a una tensione eccessiva, sulla spalla di suo padre.
25
Leisha guardò gli olonotiziari sui tumulti ad Atlanta per i piccioni morti, i tumulti a New York per il traffico di terra intasato per abbandonare la città, i tumulti a Washington per i tumulti. Tutti i vecchi striscioni erano venuti fuori. BOMBARDATE GLI INSONNI CON LE BOMBE NUCLEARI! Non era forse che tenevano i cartelloni e gli striscioni in qualche scantinato pieno di polvere fra una crisi e l’altra a trenta o quarant’anni di distanza? Tutta la vecchia retorica era tornata alla ribalta, tutti i vecchi atteggiamenti, perfino sui peggiori olocanali dei Vivi tutte le vecchie battute. "Che cosa ottieni se incroci un Insonne con un pitbull? Un paio di mascelle che davvero non lasciano mai la preda." Leisha l’aveva sentita quando era ad Harvard. Sessantasette anni prima.
Declamò a voce alta: — Ho guardato e ho visto che non c’era niente di nuovo sotto il sole, che la corsa non andava ai veloci, la battaglia ai forti, né il favore agli uomini di ingegno… — Jordan e Stella la fissarono preoccupati. Non era giusto preoccuparli con citazioni melodrammatiche. Specialmente, non dopo ore di silenzio. Avrebbe dovuto parlare con loro, spiegare loro quello che stava provando.
Era molto stanca.
Per oltre settant’anni aveva visto le stesse cose, a ripetizione, a cominciare da Tony Indivino. "Se cammini lungo una strada in Spagna, e cento mendicanti ti chiedono ognuno un dollaro, tu non glielo dai e loro ti saltano addosso infuriati…" Il Rifugio. La legge, quella illusoria creatrice di comunità unitaria. Calvin Hawke. Di nuovo il Rifugio. E, in tutto quello, gli Stati Uniti ricchi, prosperi, miopi, magnifici nel complesso e insignificanti nel particolare, non disposti (mai, mai) ad accordare un totale rispetto alla mente: sì al destino, alla fortuna, al rigido individualismo, alla fede in Dio, al patriottismo, alla bellezza, all’audacia, al coraggio, alla fermezza o alla stupidità, ma mai alla complessa intelligenza e al pensiero complesso. Non era l’insonnia che aveva causato tutti i tumulti, erano il pensiero e la sua doppia conseguenza: il cambiamento e la sfida.
Era diverso in altri paesi, in altre culture? Leisha non lo sapeva. In ottantatré anni non aveva mai viaggiato fuori dagli Stati Uniti per periodi più lunghi di un fine settimana. Non che avesse particolarmente desiderato farlo. Era di certo singolare in un’economia di tipo così globale.
— Ho sempre amato questo paese — disse Leisha, ancora a voce alta, e si rese conto istantaneamente di quanto dovesse suonare sconnesso quel sentimento.
— Leisha, cara, vuoi un bicchierino di brandy? Oppure una tazza di tè? — le chiese Stella.
A dispetto di se stessa, Leisha sorrise. — Sembravi proprio Alice quando hai detto quella frase.
— Be’… — commentò Stella.
— Leisha — fece Drew — penso che sarebbe una buona idea se tu…
— Leisha Camden! — chiamò l’olopalco. Stella restò col fiato mozzo.
Il servizio sulla Casa Bianca, i tumulti a New York, le immagini via satellite del Rifugio erano tutti scomparsi. Una ragazzina dalla testa grossa, leggermente deforme, e grandi occhi scuri stava rigidamente sull’olopalco, in un laboratorio scientifico pieno di strumenti poco familiari. Indossava una sottile camicia sintetica, pantaloncini e semplici ciabatte, e i suoi scompigliati capelli scuri erano legati con un nastro rosso. Richard, che Leisha aveva dimenticato che si trovasse nella stanza, produsse un rumore strozzato.
La ragazzina si presentò: — Sono Miranda Serena Sharifi, del Rifugio. Sono la nipote di Jennifer Sharifi e Richard Keller. Sto inviando questa trasmissione direttamente alla sua ricevente del Nuovo Messico. È una trasmissione di sovrapposizione rispetto a tutte le altre reti di comunicazione del Rifugio. È anche non autorizzata dal Consiglio del Rifugio.
La ragazzina fece una pausa e, sul volto giovane e serio, si notò una piccola ruga. Così serio: quella piccola sembrava non sorridere mai. Quanti anni aveva? Quattordici? Sedici? La sua parlata aveva un accento particolare, come se l’inglese venisse pronunciato in modo diverso nel Rifugio. Più precisamente e più formalmente, tutt’e due caratteristiche contrarie al modo in cui generalmente si evolvevano i linguaggi. Anche le differenze conferivano serietà alle sue parole. Leisha avanzò involontariamente di un passo verso l’olopalco.
— Qui c’è un gruppo di noi, Insonni ma anche qualcosa in più. Costruzione genetica. Siamo chiamati Superintelligenti, e io sono la più grande. Siamo in ventisette sopra i dieci anni. Siamo diversi dagli adulti, e loro ci hanno trattato diversamente. Abbiamo assunto il comando del Rifugio, inviato le indicazioni riguardanti la localizzazione di tutte le armi batteriologiche al vostro presidente, disattivato le difese del Rifugio e fermato la guerra per l’indipendenza.
— Oh, santo Dio — commentò Jordan. — Bambini.
— Se riceverà questo messaggio, significa che noi Superintelligenti siamo tenuti prigionieri da mia nonna e dal Consiglio del Rifugio, ma non pensiamo che possa durare a lungo. Tuttavia, non saremo in grado di rimanere qui al Rifugio. Non abbiamo alcun altro posto in cui andare. Ho effettuato ricerche su di lei, Leisha Camden, e ho effettuato ricerche sul suo pupillo Drew Arlen. Il Sognatore Lucido. Noi Super siamo tutti sognatori lucidi. È divenuta un’importante componente del nostro modo di pensare.
Leisha lanciò un’occhiata a Drew. Lui fissava intensamente Miranda Sharifi e, notando lo sguardo nei suoi occhi verdi, Leisha distolse il proprio.
— Non so cosa succederà in seguito né quando ciò avverrà — continuò Miranda. — Forse il Rifugio ci metterà a disposizione una navetta. Forse, il vostro governo ci manderà a prendere, o potrà farlo una società che lei controlla. Forse, alcuni dei Superintelligenti, i più giovani, rimarranno qui. Alcuni di noi, tuttavia, avranno bisogno di un luogo in cui andare, lontano dal Rifugio, visto che avremo causato l’arresto per cospirazione e tradimento dell’intero Consiglio del Rifugio. Abbiamo bisogno di un luogo sicuro, un luogo con un ragionevole equipaggiamento che potremo modificare ulteriormente, e qualcuno che ci aiuti con il vostro sistema legale ed economico. Lei era avvocato, signorina Camden. Possiamo venire da lei?
Miranda si interruppe. Leisha sentì prudere gli occhi.
— Penso che insieme con noi ci saranno, anche se non ne sono sicura, alcuni Normali. Uno sarà probabilmente mio padre, Richard Sharifi. Non penso che lei potrà contattarmi direttamente per rispondere a questo messaggio, anche se non sono certa di quali siano le sue reali possibilità.
— Non certo come le loro — disse Stella, assumendo un’espressione abbacinata. Drew le lanciò un’occhiata divertita.
— Grazie — terminò con un certo imbarazzo Miranda. Spostò il peso portandosi un piede sopra l’altro, e all’improvviso sembrò ancora più giovane… — Se… se Drew Arlen è lì con lei quando riceverà questo messaggio e se lei ha intenzione di permettere a noi Superintelligenti di venire da lei, la prego di chiedergli se può restare. Mi piacerebbe… mi piacerebbe incontrarlo.