Mendicanti di Spagna - Страница 10

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Leisha imparava.

I genitori di Tony Indivino, come i suoi, avevano divorziato. Tony, quattordici anni, viveva con sua madre, però, che non aveva desiderato particolarmente un figlio Insonne, mentre suo padre, che lo aveva voluto, si era fatto un’automobile sportiva rossa e una giovane amante che progettava poltrone ergonomiche a Parigi. A Tony non era permesso di dire a nessuno, parenti, compagni di scuola, che era Insonne. — Penseranno che sei uno scherzo di natura — gli diceva sua madre, distogliendo lo sguardo dal volto del figlio. L’unica volta che Tony le disobbedì e disse a un amico che lui non dormiva mai, sua madre lo picchiò. Quindi traslocò in un quartiere diverso. Lui aveva nove anni.

Jeanine Carter, slanciata e dalle gambe lunghe quasi come quelle di Leisha, si stava preparando per le Olimpiadi di pattinaggio su ghiaccio. Si allenava dodici ore al giorno, tempo che ancora nessun Dormiente alle superiori si sarebbe potuto permettere. Al momento, nessun giornale si era impossessato della storia. Jeanine temeva che, se l’avessero resa pubblica, in qualche modo non le avrebbero permesso di gareggiare.

Jack Bellingham, come Leisha, avrebbe iniziato il college a settembre. A differenza di Leisha, tuttavia, aveva già iniziato la sua carriera. L’esercizio della legge doveva aspettare fino al conseguimento del diploma in legge; per effettuare investimenti invece erano necessari solamente i soldi. Jack non possedeva un gran che, ma le sue precise analisi finanziarie moltiplicarono i 600 dollari messi da parte con lavoretti estivi in 3.000 grazie a investimenti sul mercato azionario, quindi in 10.000 e, a quel punto, ebbe abbastanza da potersi qualificare per le speculazioni sui fondi informativi. Jack aveva quindici anni, non era grande abbastanza per potere effettuare investimenti legali, le transazioni avvenivano tutte a nome di Kevin Backer, il più anziano degli Insonni, che abitava ad Austin. Jack disse a Leisha: — Quando sono arrivato all’ottantaquattro per cento di profitto nel giro di due trimestri consecutivi, gli analisti dati mi hanno beccato. Solo una sbirciatina. Be’, è anche il loro mestiere, anche se le cifre nel complesso sono modeste. Sono gli schemi, che interessano loro. Se si prenderanno la briga di effettuare controlli incrociati nelle banche dati e scopriranno che Kevin è un Insonne non cercheranno di impedirci di investire, in un modo o nell’altro?

— Questa è paranoia — rispose Leisha.

— No, non lo è — ribatté Jeanine. — Leisha, tu non sai.

— Vuoi dire perché io sono stata protetta dalle coccole e dai soldi di mio padre? — fece Leisha. Nessuno sorrise: erano abituati tutti a confrontare le loro idee apertamente, senza velate allusioni. Senza sogni.

— Sì — rispose Jeanine. — Tuo padre sembra una persona davvero in gamba e ti ha cresciuta con il principio che le realizzazioni non devono essere messe in catene… Cristo Santo, è uno yagaista. Benissimo, d’accordo. Siamo contenti per te. — Lo disse senza alcun sarcasmo. Leisha annuì. — Ma il mondo non è sempre così. Ci odiano.

— Mi sembra un’affermazione troppo forte — intervenne Carol. Non è odio.

— Be’, forse — rispose Jeanine. — Ma loro sono diversi da noi. Noi siamo migliori e loro, naturalmente, sono risentiti.

— Non vedo proprio che cosa ci sia di naturale in questo — disse Tony. — Perché non dovrebbe essere altrettanto naturale ammirare ciò che è migliore? Noi lo facciamo. C’è forse qualcuno di noi che sia risentito contro Kenzo Yagai per la sua genialità? Oppure contro Nelson Wade, il fisico? O Catherine Raduski?

— Non siamo risentiti perché noi siamo migliori — ribatté Richard.

— Quello che dovremmo fare sarebbe avere una nostra società — disse Tony. — Perché dovremmo consentire alle loro regolamentazioni di limitare le nostre oneste e naturali realizzazioni? Perché a Jeanine dovrebbe essere impedito di pattinare contro di loro e a Jack di investire sulle stesse basi soltanto perché sono Insonni? Alcuni di loro sono più brillanti di altri. Alcuni hanno maggiore perseveranza. Be’, noi abbiamo una maggiore capacità di concentrazione, una maggiore stabilità biochimica e una maggiore disponibilità di tempo. Non tutti gli uomini sono stati creati uguali.

— Sii onesto, Jack: a nessuno è stato ancora impedito nulla — disse Jeanine.

— Ma lo sarà.

— Aspetta — intervenne Leisha. Era profondamente scossa per la conversazione. — Voglio dire, sì, per molti versi siamo migliori. La tua citazione però è stata a sproposito, Tony. La Dichiarazione di Indipendenza non dice che tutti gli uomini sono creati uguali in quanto ad abilità. Si tratta di diritti e di potere: significa che tutti sono uguali per la legge. Non abbiamo più diritto a una società separata, o a essere liberi dalle limitazioni della società, di qualsiasi altra persona. Non esiste alcun altro modo per commerciare liberamente i risultati dei nostri sforzi, a meno che le stesse regole contrattuali non si applichino a tutti.

— Parli come una vera yagaista — disse Richard, stringendole la mano.

— Ne ho abbastanza di discussioni da intellettuali — disse Carol ridendo. — Ce ne siamo occupati per ore. Siamo in spiaggia, per l’amor del cielo. Chi vuole venire a nuotare con me?

— Io — esclamò Jeanine. — Forza, Jack.

Si alzarono tutti, spazzolandosi la sabbia dai vestiti togliendo gli occhiali da sole. Richard aiutò Leisha ad alzarsi ma, appena prima che si tuffassero in acqua, Tony le appoggiò una mano sottile sul braccio. — Solo un’altra domanda, Leisha. Riflettici su. Se le nostre realizzazioni saranno migliori di quelle della maggior parte delle altre persone e se commerceremo con i Dormienti quando sarà di mutuo beneficio, senza fare distinzioni fra forti e deboli… che obbligo avremo nei confronti di coloro che sono così deboli da non avere nulla da scambiare con noi? Finiremo comunque per dare più di quanto non riceveremo: dovremo farlo anche quando non otterremo assolutamente nulla in cambio? Dovremo prenderci carico dei loro deformi, handicappati, malati, fannulloni e inetti con i prodotti del nostro lavoro?

— I Dormienti devono farlo? — ribatté Leisha.

— Kenzo Yagai direbbe di no. Lui è un Dormiente.

— Lui direbbe che ricevono i profitti del commercio contrattuale anche se non fanno parte direttamente del contratto. L’intero mondo è più sano e meglio rifornito grazie all’energia-Y.

— Venite! — gridò Jeanine. — Leisha, mi stanno buttando in acqua! Jack, smettila! Leisha, aiuto!

Leisha si mise a ridere. Appena prima di afferrare Jeanine, colse l’espressione sui volti di Richard e Tony: Richard era serenamente allegro, Tony infuriato. Con lei. Ma perché? Che cosa aveva mai fatto, eccetto discutere in favore della dignità e del commercio?

A quel punto Jack le gettò addosso dell’acqua, Carol spinse Jack nel caldo spruzzo e Richard fu lì con le braccia attorno a lei, ridendo.

Quando lei si tolse l’acqua dagli occhi si accorse che Tony se ne era andato.

Mezzanotte. — D’accordo — disse Carol. — Chi è il primo?

I sei ragazzi nella radura circondata da rovi si guardarono l’un l’altro. Una lampada a energia-Y, tenuta accesa, per creare un po’ di atmosfera, proiettava ombre inquietanti sui loro volti e sulle loro gambe nude. Attorno alla radura, gli alberi di Roger Camden si ergevano fitti e scuri formando una parete fra loro e la più vicina delle dépendance della casa, Era molto caldo. L’aria di agosto incombeva pesante, cupa. Avevano votato decidendo di non portare un campo-Y ad aria condizionata perché quello doveva essere un ritorno al primitivo, al pericoloso: che fosse primitivo.

Sei paia di occhi fissarono il bicchiere che Carol teneva in mano.

— Forza — disse lei. — Chi vuole bere? — Aveva una voce baldanzosa, aspra in modo teatrale. — È già stato abbastanza difficile recuperare questa roba.

— Ma come hai fatto? — chiese Richard, il membro del gruppo, a parte Tony, con le minori conoscenze familiari influenti e la minor quantità di denaro. — In forma liquida, come questa?

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