La rivincita dei mendicanti - Страница 71
Quando tornò, Vicki fu molto discreta e non lo fissò negli occhi.
Lui inserì un tubo endotracheale: anche la superficie delle vie respiratorie interne si sarebbe squamata, e Theresa avrebbe avuto bisogno di aiuto meccanico per respirare. Quindi le iniettarono una sostanza per farla sudare abbondantemente e inserirono una EV con nutrienti ed elettroliti. Quando lui e Vicki ebbero terminato, si alzarono dalla sagoma di Theresa stesa nel letto, coperta con un lenzuolo di cotone. Alcuni monitor invasivi erano stati collegati con un terminale centrale, coadiuvati da cerotti-monitor di tessuto verde che le punteggiavano la pelle. La ragazza, pensò Jackson disperato, sembrava un ossuto passerotto spennacchiato e ammuffito.
— Resterò qui, Jackson. Non puoi assistere tua sorella da solo — propose Vicki.
— Ho ordinato un roboinfermiere dotato di software per la cura delle radiazioni, arriverà presto. Doveva arrivare da Atlanta.
— Non può sostituire una persona.
— Sai niente tu della malattia da radiazioni? — replicò lui, più duramente di quanto non intendesse.
— Mi dirai tutto tu.
— Ma Lizzie e Dirk…
— …non hanno alcun bisogno di me — terminò lei. — Lizzie se la può cavare bene da sola. E all’accampamento non succederà niente di nuovo, nessun cambiamento.
Jackson non sorrise. L’aveva sentita a mala pena. — Se Theresa fosse stata Cambiata…
— Avevo immaginato che non lo fosse — disse Vicki. — Ma perché non lo è?
Lui ignorò la domanda. — Se fosse stata Cambiata sarebbe stata peggio. Quando Miranda Sharifi ha progettato il Depuratore Cellulare, non ha messo in conto la malattia da radiazioni. Be’, non poteva considerare tutto. Il Depuratore Cellulare sradica il DNA aberrante. Ecco perché coglie immediatamente i tumori. Ma Theresa… — non riuscì a finire.
Lo fece Vicki per lui. — Sarà un ammasso di DNA aberrante mutato. Jackson mi dispiace tanto. Dov’è il tecnico pilota?
— È andata a casa per conto suo, immagino.
— Speriamo che abbia anche lei un parente medico.
Jackson fissò Vicki infuriato. — Non sono un fanatico umanitario, maledizione! Il pilota non è una mia paziente.
Vicki non rispose. Tuttavia gli toccò brevemente una spalla prima di dire: — Io mi riposo un po’. Tu la assisti adesso e io ti darò il cambio fra qualche ora.
— Chiedi al sistema di casa di svegliarti. Si chiama Jones e la parola di ingresso per gli ospiti è "Michelangelo".
— Lo so — rispose Vicki, e Jackson non pensò nemmeno di chiederle come facesse a saperlo.
Un’ora dopo, chiamò l’aeroporto di Manhattan Est e inviò un messaggio al tecnico pilota che aveva volato con Theresa Aranow. Allegò un file su come curare la malattia da radiazioni.
Avvicinò quindi una sedia al letto della sorella e le guardò il volto addormentato mentre era ancora integro.
Vicki entrò piano nella stanza in piena notte e disse dolcemente: — Lascia che stia io un po’ con lei.
Jackson stava sonnecchiando. Aveva fatto sogni agitati. Immense bolle che lo attaccavano, cercando di riempirgli la testa: si rese conto che si era trattato delle cellule cancerogene di Theresa che si erano mobilitate per combattere contro il suo stesso corpo. Si sedette in posizione più eretta e disse con voce impastata: — No… resterò qui.
— Jackson, hai una faccia terribile. Vai a letto. Non cambierà nulla prima di domani mattina.
Ma Theresa stava già cambiando: aveva bruciature da radiazioni sulla pelle chiara, piaghe all’interno della bocca e sulla lingua.
— Jackson…
— Resterò.
Lei avvicinò una sedia e gli si sedette accanto. Qualche minuto… ora?… dopo lui si svegliò per scoprire che stava arrancando lungo il corridoio verso la camera da letto, con Vicki che lo sorreggeva. Non ricordava di essersi addormentato né di essersi svegliato. Vicki lo stese, ancora vestito, sul letto e lui sprofondò immediatamente in un sonno agitato.
La volta successiva in cui si svegliò, Cazie gli stava scuotendo una spalla, incombendo su di lui come una Furia greca.
— Jackson! Ti ho lasciato una decina di messaggi a priorità assoluta dalla K-C. Che diamine ti sta succedendo? Non ti rendi conto di quanto sia importante questo affare? E anche se non lo capisci, potresti farmi almeno la cortesia di rispondermi una sola volta in trentasei ore, anche se mi stai tenendo il broncio? Dio, non riesco a credere che tu…
— Preferirei che tu non disturbassi Jackson — disse dolcemente Vicki dalla porta della camera da letto dell’uomo.
Cazie si voltò lentamente. La sua pelle color miele impallidì, rendendo le pagliuzze degli occhi di un verde ancor più brillante.
— Jackson ha bisogno di dormire — continuò Vicki con la stessa voce di dolce ragionevolezza. — È meglio adesso che tu vada via.
Cazie si era ripresa, sempre di umore pericoloso. — Non penso proprio… Diana, giusto? Oppure Victoria? È vero che Jackson sembra piuttosto fatto, devi averlo stancato per benino. Sono sicura che lui se la sia goduta. Adesso però abbiamo degli argomenti da adulti da trattare quindi, se sei già stata pagata, il sistema della casa ti può chiamare un robotaxi. Adesso, Jackson, se vuoi, ti aspetterò nello studio mentre ti fai una doccia.
Vicki non fece altro che sorridere.
All’improvviso Jackson si sentì nauseato di tutt’e due. Si alzò dal letto. — Non fare la scema, Cazie. Theresa sta male. Non ho tempo di pensare alla Kelvin-Castner finché non sarà fuori pericolo.
Il volto di Cazie cambiò. — Malata? Gravemente? Di che? Jackson, una siringa del Cambiamento…
— Non questa volta. Malattia da radiazioni. — La scansò per passare ed entrò nella camera di Theresa. Cazie gli corse dietro.
La sorella giaceva addormentata serenamente: nessun cambiamento nei dati dei monitor. Cazie vide Theresa e restò a bocca aperta. — Che cosa… Jack!
— Era all’interno del raggio dell’esplosione nucleare che ha distrutto La Solana. — Ormai doveva essere notizia di dominio pubblico. Cazie guardava sempre i notiziari.
— Tess? È andata in Nuovo Messico? Ma è impossibile!
— L’avrei detto anch’io.
— Oh, mio Dio, Jack. Resterò qui e ti aiuterò a curarla.
Quella era Cazie nei momenti di genuinità, nei momenti di amabilità. Guardò Theresa con affetto e addolorata. Jackson disse: — La sta curando benissimo anche Vicki — e si sentì subito troppo afflitto per poter godere della propria crudeltà.
— Bene — disse umilmente Cazie. Appoggiò piano una mano sul bordo del letto di Theresa.
Jackson chiuse gli occhi. — Dimmi che vuoi fare riguardo alla Kelvin-Castner.
— Può aspettare — disse Cazie a voce bassa.
— No, non può. E comunque, in questo momento, non c’è nulla che io possa fare per Theresa. Dimmi tutto.
— Se tu… d’accordo. Voglio impegnare cinquecento milioni di dollari inizialmente, di più in futuro, per il raggiungimento di obbiettivi a circolo chiuso. Ti ho inviato il progetto degli obbiettivi. Possediamo il quindici per cento dei profitti lordi su questo singolo progetto, con attivi e passivi approssimativamente standard. I diritti e le interconnessioni a lungo termine…
— No, non questa roba. Non raccontarmi questa roba. Che cosa farà la Kelvin-Castner?
— Agirà in fretta per ottenere una molecola di diffusione brevettabile basata sui campioni dei tessuti e sulle alterazioni cerebrali dei Vivi. I primi modelli al computer stanno già funzionando. Ci sono centinaia di possibilità da controllare, ovviamente, forse migliaia. Ma se otterremo un modello brevettabile, lo potremo usare come base per un numero incredibile di farmaci resistenti al Depuratore. Il gruppo delle applicazioni preliminari ha già cominciato a tappeto.
"Resistenti al Depuratore." Jackson non aveva mai sentito quel termine. Forse il "gruppo delle applicazioni preliminari" lo aveva appena "creato a tappeto".
Lanciò un’ultima occhiata ai dati di Theresa e poi condusse Cazie fuori dalla stanza. Il roboinfermiere fluttuò più vicino al letto.