La rivincita dei mendicanti - Страница 50
E pensare che aveva saputo tutto, fino al giorno prima.
Il dottor Aranow aveva riportato Annie all’accampamento. In quel momento stava conducendo Lizzie, Dirk e Vicki in un ascensore che disse: — Salve, dottor Aranow.
— Salve. Al mio appartamento, per favore. Mia sorella è in casa?
— Sì — rispose l’ascensore. — La signorina Aranow è in casa. — Si fermò e la porta si aprì sulla stanza più bella che Lizzie avesse mai visto. Lunga e stretta, con lisce pareti bianche, pavimenti di pietra lucida grigio-argentata cosparsi di tappeti, un tavolino perfetto con delle rose (solo che non erano proprio rose, avevano strane foglie grigio-argento e un profumo incantevole) e un dipinto illuminato da una fonte di luce invisibile. Lizzie non sapeva cosa pensare del dipinto: due donne nude si alimentavano sull’erba e due uomini indossavano abiti inamidati vecchio stile di tessuto non consumabile. Gli uomini non dovevano avere fame.
— Il Manet originale, ovviamente — commentò Vicki, ma Aranow non rispose. Proseguì e quando loro lo seguirono, Lizzie si accorse che la magnifica sala dalle pareti bianche con le rose era solo un corridoio.
All’interno dell’appartamento c’era un altro corridoio e poi una stanza vera. Quella la lasciò impietrita. Una parete era costituita da uno schermo a energia-Y e dava su un parco verdissimo. Le altre pareti scintillavano di bianchi e grigi che si spostavano leggermente: dovevano essere schermi programmati. Forse anche il parco era un programma? Le sedie erano bianche e comode, i tavoli lucidati a specchio, c’erano strane piante sopra i tavoli e… una ragazza seduta su una dura sedia in legno che stava mangiando cibo per bocca, portato da una specie di robot che aveva una superficie piatta come se fosse un altro tavolo lucente.
— Theresa — disse il dottor Aranow e perfino attraverso la mortificata analisi di ciò che la circondava lei non sapeva niente, assolutamente niente! Lizzie si accorse della particolare gentilezza della voce di lui. — Theresa, non ti allarmare, ho portato soltanto delle persone per una riunione di affari.
La ragazza si ritrasse sulla sedia. Non era più vecchia della stessa Lizzie ma appariva impaurita e a disagio: per Vicki e Lizzie? Non aveva alcun senso. La ragazza aveva una nuvola di capelli biondo argentato ed era magrissima, vestita con uno strano e ampio abito a fiori che Lizzie avrebbe giurato fosse di tessuto consumabile. Come era possibile? Il vestito non mostrava buchi.
— Questa è Vicki Turner — presentò Aranow — Lizzie Francy e il figlio di Lizzie, Dirk. Questa è mia sorella, Theresa Aranow.
Theresa non rispose. A Lizzie sembrò che tremasse e respirasse a ritmo accelerato. Quella era un Mulo eppure a differenza di Vicki, a differenza dei reporter, a differenza delle ragazze Mulo a cui era piaciuto scopare con Shockey quando era candidato, Theresa sembrava…
Theresa sembrava quello che ormai sembravano anche Shockey, Annie e Billy.
Vicki e il dottor Aranow scambiarono uno sguardo, qualcosa che Lizzie non riuscì a interpretare, e Vicki disse delicatamente: — Signorina Aranow, le piacerebbe vedere il bambino?
La bizzarra paura di Theresa sembrò attenuarsi un poco. — Oh, un bambino. Sì, grazie…
Il dottor Aranow prese Dirk da Lizzie, fortunatamente adesso stava dormendo, e lo mise fra le braccia di Theresa. Theresa lo guardò assolutamente deliziata e poi, lasciando Lizzie sbalordita, cominciò a piangere. Niente singhiozzi, soltanto pallide lacrime che le scendevano lungo le pallide guance.
— Potrei… Jackson, potrei tenerlo io mentre fate la vostra riunione?
— Certamente — rispose Vicki, e Lizzie provò una fitta di risentimento. Dirk era "suo" figlio, quella ragazza, quella Mulo Theresa che viveva circondata da tutto e in più voleva anche il figlio di Lizzie, quella Theresa non aveva nemmeno "chiesto" a Lizzie se poteva tenere Dirk. E, a vederla, Theresa era una debole. "Lei" non sarebbe durata tre minuti se avesse dovuto usare il cervello per mantenere un’intera tribù trafugando beni con mezzi informatici.
— Saremo qui in camera da pranzo, Theresa — disse Jackson e prese per un braccio sia Vicki, sia Lizzie.
La sala da pranzo non era un terreno di alimentazione, ma una sala dotata di una tavola con dodici alte sedie, immobili robot-domestici e altre immense piante dallo strano aspetto che dovevano essere modificate geneticamente. Da una parete scendeva a cascata dell’acqua: non una programmazione, acqua vera. Il tavolo lucido era spoglio. A Lizzie brontolò improvvisamente lo stomaco.
Disse, e per qualche stano motivo le parole le uscirono dalla bocca in modo violento: — Non avete nemmeno un terreno di alimentazione?
— Sì — rispose distrattamente il dottor Aranow — ma sarebbe meglio che noi… hai fame? Jones, colazione per tre, per favore. Quello che sta prendendo Theresa.
— Certamente, dottor Aranow — rispose la stanza.
— Caroline, attivati, per favore.
Lizzie non vide alcun terminale, ma una voce diversa disse: — Sì, dottor Aranow.
— Hai un sistema personale Caroline VIII — commentò Vicki. — Sono davvero impressionata.
— Caroline, chiama Thurmond Rogers alla Kelvin-Castner. Digli che si tratta di una chiamata prioritaria.
— Sì, dottor Aranow.
Lui si rivolse a Vicki. — Thurmond è un vecchio amico. Ci siamo diplomati insieme all’università di medicina. È ricercatore nello staff della Kelvin-Castner Pharmaceutical, il suo dipartimento è una magnificenza. Ci aiuterà.
— Aiuterà a fare che cosa? — chiese Vicki, ma Lizzie non sentì la risposta. Nell’altra stanza, Dirk cominciò a piangere. Lizzie corse da lui. Theresa teneva in braccio il piccolo senza sapere cosa fare, cullandolo dolcemente e cantilenando, mentre Dirk piangeva in preda alla paura e cercava di scapparle dal grembo.
Lizzie lo prese. Improvvisamente provò un sentimento di minore avversione nei confronti di Theresa. Dirk nascose il volto contro la spalla della madre e la strinse forte. — Non ci resti male — disse Lizzie. — Fa così soltanto perché non la conosce.
— È… è timido con gli estranei?
— Fino a questa mattina no!
Le due ragazze si fissarono. Lizzie si rese conto improvvisamente di quale effetto dovessero fare a un osservatore esterno: Theresa modificata geneticamente, bella ed elegante col suo grazioso abito, Lizzie con fango e foglie bagnate appiccicate sulla tuta sporca, nei capelli e incollate sulla faccia di suo figlio. Tuttavia era Theresa che aveva paura. Lizzie tirò via un ramoscello dai capelli di Dirk.
— Stamattina è successo qualcosa — disse impulsivamente a Theresa. — Il dottor Aranow dice che potrebbe essere un neurofarmaco sparso nel nostro terreno di alimentazione. Ha impaurito tutti sulle cose nuove. Perfino di votare per Shockey! E avevamo lavorato così sodo! Maledetto e fottutissimo inferno!
Theresa si contrasse ma chiese: — Impauriti di tutte le cose nuove? Vuole dire come… come me?
Ecco che cosa c’era di storto in quella ragazza. Aveva respirato un neurofarmaco come quello che avevano respirato Annie, Billy e Dirk. Ma il dottor Aranow aveva detto che non sapeva di che farmaco si trattasse, era qualcosa che nessun Dormiente avrebbe potuto inventare, e quindi come aveva potuto Theresa…
— Devo tornare indietro — disse repentinamente. — Il dottor Aranow sta chiamando un posto dove si fanno ricerche. — Portò Dirk con sé nella sala da pranzo.
La tavola mostrava piatti di cibo per bocca, anche se Lizzie non aveva visto passare alcun robot. Fragole, grosse e succulente, pane con frutta e noci cotte, soffici uova strapazzate: Lizzie non aveva più mangiato un uovo dall’estate precedente. Le venne l’acquolina in bocca. L’istante dopo, aveva già dimenticato il cibo.
Una sezione della parete programmata era sprofondata in una nicchia da olopalco. Lizzie non aveva mai visto una tecnologia simile. Un uomo della stessa età del dottor Aranow, con un bel volto e lucidi capelli color nocciola disse: — Sembra incredibile, Jackson.