La rivincita dei mendicanti - Страница 20
— "Non sei pronta, tu. Almeno non ancora."
Theresa rabbrividì. Non sarebbe mai stata pronta per una cosa simile. Legata per sempre a tre metri da due Vivi, condannata a morire se li avesse lasciati. No. Era sbagliato. Un vicolo cieco.
Ma che cosa stava "facendo" Miranda Sharifi?
E che cosa avrebbe fatto Theresa?
Era nuovamente sola con la sua vita vuota.
Interludio
DATA TRASMISSIONE: 1 Dicembre 2120
A: Base Selene, Luna
VIA: Stazione Terrestre San Diego, Satellite CEO C-988 (U.S.), Holsat IV (Egitto)
TIPO MESSAGGIO: Non codificato
CLASSE MESSAGGIO: Classe B, Trasmissione Privata a Pagamento
GRUPPO DI ORIGINE: Coalizione Genitori di San Diego
MESSAGGIO:
Dottoressa Miranda Sharifi e Associati,
sapendo, come sappiamo, che lei incarna con fermezza il principio che le persone non sono mai se stesse più di quando compiono scelte per altri, le sottoponiamo una richiesta. Il suo dono delle siringhe del cambiamento ha trasformato le nostre vite. Grazie ai suoi sforzi, i nostri figli sono più sani e forti. Tuttavia la scorta di siringhe del Cambiamento nella nostra enclave, come nelle altre, si sta riducendo. Ben presto sparirà. I bambini nati in seguito saranno vulnerabili alle malattie, all’avvelenamento accidentale, ai pericoli.
Dottoressa Sharifi, la preghiamo, non permetta che ciò accada. I nostri figli ci sono preziosi. Sono tutto il nostro futuro. Lei è stata così compassionevole e benevola con noi esseri umani che noi, i genitori dell’Enclave di San Diego, le chiediamo di esserlo di nuovo. Le chiediamo altre siringhe del Cambiamento per i nostri figli non ancora nati. Faccia che questa rappresenti, partendo dalla sua profonda conoscenza dell’umanità, la sua prima meta scientifica. Non lo chiediamo per noi ma per i bambini.
CONFERMA RICEZIONE: Nessuna
5
Volavano sull’Africa da meno di mezz’ora, quando l’aereo cominciò a scendere. Jennifer Sharifi guardò fuori dal finestrino. Nell’alba rosata i profili di una città risultavano indistinti, come se gli edifici potessero anche non essere effettivamente lì. "Principio di indeterminazione di Heisenberg" pensò lei, e non sorrise.
— Atar — annunciò Will Sandaleros e si stirò come poteva nei limiti angusti del Mitsu-Boeing quattro posti. Due giorni addietro lui e Jennifer erano scesi dal Rifugio, la prima volta in quattro mesi da quando erano tornati dalla Terra alla stazione orbitale degli Insonni. Ogni traccia di Miranda e degli altri Super era eliminata dal Rifugio. Anche gli amici imprigionati con Jennifer erano tornati alla stazione orbitale, le loro condanne più brevi scontate ormai da tempo: Caroline Renleigh, Paul Aleone, Cassie Blumenthal e gli altri. Erano tornati per portare a termine la lotta per la libertà.
Soltanto Jennifer e Will, tuttavia, avevano intrapreso quel viaggio fino allo spazioporto di Madeira. Si erano trasferiti direttamente all’Hotel Machado, costruito e posseduto dal Rifugio attraverso una serie complessa di holding cieche, un lussuoso albergo commerciale che garantiva una sicurezza totale agli emissari esecutivi delle stazioni orbitali e terrestri. Per due giorni erano rimasti nella loro camera dallo scudo a energia-Y mentre il personale dell’albergo, costituito per metà da Insonni e per metà da Normali ben pagati, aveva scoperto l’identità di tutti gli agenti, i reporter, i terroristi e i pazzi che seguivano inevitabilmente a scia Jennifer Sharifi. La notte precedente, Jennifer e Will avevano lasciato il Machado, servendosi di un tunnel sotterraneo costruito con l’albergo e così ben schermato che soltanto dieci persone al mondo ne conoscevano l’esistenza. Un’auto li aveva portati sulla costa e al Mitsu-Boeing. Will, abituato all’esercizio fisico, era irrequieto dopo tre giorni passati all’interno di veicoli e di camere blindate.
Jennifer non era mai irrequieta. Aveva imparato a restare seduta completamente immobile e a ritirarsi nei propri pensieri per ore, per giorni. Per mesi. Anche Will avrebbe dovuto imparare. Era una disciplina necessaria per racchiudere tutto quello che si aveva dentro e ridurlo a un singolo punto, come la luce del sole focalizzata da un’immobile lente di ingrandimento. Un punto incandescente.
— Ci staranno aspettando? — chiese lei al di sopra dello schienale del sedile al pilota. Lui annuì. I suoi capelli scuri, gli occhi grigi e i lineamenti imperturbabili potevano venire da cinque diversi continenti. Non parlava mai. Al suo fianco la guardia del corpo Insonne, Gunnar Gralnick, controllò le proprie armi.
L’aereo si posò su un campo di atterraggio polveroso e non segnalato nel deserto, Atar visibile a mala pena sull’orizzonte orientale. L’unico edificio, un rettangolo di cemespugna senza finestre, stranamente immacolato e privo di polvere sotto lo scudo a energia-Y, si sarebbe potuto trovare in qualsiasi parte del mondo. L’aria era più fredda di quanto Jennifer non ricordasse, così vicino all’equatore. Il sole però non era ancora alto. In seguito, l’aria sarebbe diventata incandescente.
C’erano tre uomini ad aspettarli, vestiti con abiti leggeri stile arabo. Materiali sintetici non consumabili, notò Jennifer. Erano tutti Cambiati. In Africa, non lo si poteva mai sapere per certo. Gli uomini avevano la pelle scura e bruciata dal sole ma gli occhi chiari: due verdi e uno azzurri. Quello con gli occhi azzurri aveva anche i capelli rossi, nessuna delle due caratteristiche era modificata geneticamente per questioni di moda. Berberi.
— Benvenuti in Mauritania — disse a Will il più anziano degli uomini con un inglese quasi privo di accento. Non lanciò nemmeno un’occhiata a Jennifer. Lei se lo era aspettato. Non disse nulla. — Sono Karim. Questi sono Ali e Beshir. Avete fatto un buon volo?
— Sì, grazie — rispose Will.
— Niente complicazioni?
— Non siamo stati seguiti.
— Noi non abbiamo notato nulla, da qui — confermò Karim. — Ma è meglio non indugiare. Vi prego, seguitemi.
Il pilota rimase sull’aereo. Gli altri sei salirono su una grossa aeromobile, Will e Jennifer sul sedile posteriore con Gunnar fra di loro. Volarono basso, inoltrandosi ulteriormente nel Sahara, che si faceva sempre più illuminato dal sole col passare dei minuti. Rocce, vegetazione sparuta, un’oasi occasionale il cui verde si interrompeva repentinamente insieme con il sistema di irrigazione, come se fosse tagliato con le forbici. Quindi nessuna vegetazione: soltanto roccia e sabbia. Atterrarono accanto a un piccolo edificio in cemespugna il cui scudo a cupola era parzialmente sepolto sotto la sabbia mossa dal vento.
Gli arabi atterrarono con l’aeromobile all’interno della cupola, su terreno compatto, libero dalla sabbia. L’edificio si aprì tramite scansione della retina, notò Jennifer. Una compagnia clandestina tedesca aveva sviluppato di recente un software in grado di duplicare la codificazione della retina. I berberi avrebbero dovuto aggiornare il loro sistema di sicurezza.
L’ascensore parlò brevemente in arabo. Will non dette segno di comprendere la lingua. Jennifer capiva l’arabo anche se, pure lei, non lo mostrò. I berberi sapevano quali lingue lei parlasse o capisse. Sapevano tutto su tutti e tre i visitatori Insonni, tutto quello che compariva su ogni banca dati. E quelle non erano mai informazioni cruciali. I Dormienti non lo capivano.
Jennifer rimase accanto a loro, per disciplina, e indirizzò il proprio odio, con calma, in un fuoco controllato. Per disciplina. L’ascensore, "Che la pace di Allah sia con voi", poteva essere parte di una programmazione satirica. Se di satira si trattava, era una debolezza: la satira indicava la capacità di porsi al di fuori delle proprie tradizioni e di sbeffeggiarle. Se non era satira, invece, indicava la forza della tradizione.
La Mauritania aveva moltissime tradizioni. Orgogliosi nomadi berberi. Islamismo. Oppressione coloniale. Crollo, siccità, pestilenze, guerre e brutalità come in tutto il resto dell’Africa, ma anche di più. La Mauritania era stata l’ultimo paese in Africa a dichiarare fuorilegge la schiavitù, meno di duecento anni prima. La schiavitù era rimasta, tuttavia, unitamente ad altre pratiche illegali e a nuovi schiavi genetici e tecnologici. Alla Mauritania non era rimasto un governo di cui valesse la pena di parlare: quello che esisteva si poteva acquistare facilmente.