Il regalo. Del vento tramontano fiabe italiane popolari / Подарок северного ветра. Итальянские народ - Страница 3
Le domande da rispondere
1. Perché la bella Venezia volle uccidere la sua figllia?
2. Cosa fece lo sguattero?
3. Cosa egli portò alla bella Venezia per dimostrare che ebbe eseguito il suo ordine?
4. Cosa dissero i ladroni dopo aver trovato nella loro tana una bella ragazza?
5. Cosa faceva la ragazza per i ladroni?
6. Come era tolto l’incantesimo?
Lo sciocco senza paura
Un uomo aveva un nipote che era stupido: non capiva niente ma non aveva paura di nulla. Quell’uomo partì e lasciò detto[39] al nipote che stesse attento ai ladri, che non portassero via la roba di casa. E lui:
– Che sono questi ladri? Che cos’è questa roba di casa? Io non ho paura di niente.
Vengono i ladri, gli dicono:
– Cosa fai qui, ragazzo? Noi dobbiamo rubare.
– E be’, e con ciò?[40] E rubate pure, chi ve lo impedisce? Credete che io abbia paura? – e li lasciò rubare tutto.
Torna lo zio e vede la casa svaligiata. Dice al nipote:
– Hai fatto venire i ladri?[41]
– Io? Io ero qui sulla porta. Sono venuti i ladri. Hanno detto: «Che fai qui? Dobbiamo rubare». «E chi ve lo impedisce?», gli ho detto, «guarda che tipi!» e loro hanno rubato. Io non c’entro.[42]
L’uomo pensò che aveva un fratello prete, che avrebbe potuto educarlo meglio.
– Devi andare da tuo zio prete, – gli disse.
– Che cos’è questo zio prete? Io non conosco zii preti, io non conosco nessuno, se vogliamo andare dallo zio prete su, andiamoci!
Lo zio prete la prima sera gli disse:
– Stasera devi andare a spegnere i lumi in chiesa.
E il nipote:
– Cosa sono questi lumi? Che cos’è questa chiesa? Io non conosco lumi, io non conosco chiesa; andrò dove volete, non ho paura di niente.
Lo zio aveva detto al sacrestano che mentre il nipote spegneva i lumi calasse un corbello pieno di candele e dicesse:
– Chi vuol vedere il Regno dei Cieli, venga qui dentro.
Il nipote vede il corbello, sente la voce e dice:
– Che cieli, che cieli, io non conosco cieli, aspettatemi che vengo.
Prende un coltello e taglia la fune. Il sacrestano tira e gli rimane la fune in mano.
La sera dopo lo zio prete comandò al sacrestano che si mettesse in una bara e si fingesse morto per poi far paura al nipote.
– Questa sera vai a vegliare un morto, – disse al ragazzo.
– Che cos’è questo morto? Che cos’è questo vegliare? Io andrò in tutti i posti.
E andò in chiesa a vegliare il morto. C’era un lumicino fioco fioco vicino al morto, e tutto il resto buio. Il morto comincia ad alzare una gamba. Il ragazzo lo guarda e non si fa né in qua ne in là.[43]
Il morto alza la testa, e il ragazzo sbadiglia. Allora il morto dice:
– Ehi, tu! Sono vivo ancora!
Il ragazzo dice:
– Se sei vivo, morirai ora.
Prende uno spegnitoio, glielo dà sulla testa e l’ammazza. Torna dallo zio prete e gli dice:
– Sai, quel morto, non aveva finito di morire, e l’ho finito io.
Le domande da rispondere
1. Cosa ha risposto lo sciocco ai ladri?
2. Elencate tutto che non conosce lo sciocco?
3. Perché il sagrestano si è messo nella bara?
4. Con che scopo lo ha fatto?
5. Come lo sciocco ha ucciso il sagrestano?
La lattaia regina
C’erano un Re e una Regina che non avevano avuto figli. Una vecchina disse loro l’avvenire.
– Contentatevi di scegliere, – disse, – tra avere un figliolo che se ne andrà via di casa e non lo vedrete più, e una figliola che se la guarderete per bene riuscirete a tenerla fino a diciott’anni.
Il Re e la Regina si contentarono della figliola; e difatti, poco dopo la figliola venne al mondo. Il Re fece fare un bellissimo palazzo sottoterra e lì la bambina fu educata e cresciuta senza sapere nulla di quel che c’era là sopra.
Arrivata a diciott’anni, cominciò a pregare la governante che le aprisse la porta. E la governante finì per obbedirle. La ragazza uscì dalla porta e si trovò in giardino. C’era il sole che lei non aveva mai visto, i colori del cielo e dei fiori, e ne restò incantata. Ma ecco che dal cielo calò un uccello dalle grandi ali, la prese con gli artigli e la portò via.
Volò, volò, poi scese su una casa di campagna e abbandonò la ragazza sul tetto. Due contadini, padre e figlio, dai campi, videro qualcosa che luccicava sul tetto di casa. Salirono sul tetto con una scala a pioli[44] e ci trovarono una ragazza con una corona di brillanti in testa che luccicava tutt’intorno.[45] Quel contadino aveva cinque figlie che facevano le lattaie; e si tenne la ragazza a casa insieme con le cinque figlie. Ogni mese si vendevano un brillante della corona e così campava tutta la famiglia.
Quando i brillanti furono finiti, la ragazza disse:
– Io non voglio vivere alle vostre spalle,[46] mamma, – (lei ormai chiamava mamma la moglie del contadino), – andate dalla Regina di questo paese e fatevi dare qualcosa da ricamare.
La donna andò, ma la Regina le disse:
– Cosa volete che sappia ricamare una vostra figlia, che ha sempre fatto la lattaia?
E per dispregio le diede un pezzo di canovaccio.
La ragazza si mise a ricamarlo e ne venne fuori una cosa così preziosa, che la Regina quando la contadina glielo portò restò a bocca aperta, e le mandò due monete d’oro, e insieme un cencio da toglier la polvere[47], che provasse a ricamare un po’ quello.
Dopo qualche giorno, la contadina le portò un capolavoro di ricamo. La Regina le diede tre monete d’oro e una gonnellaccia tutta sdrucita. La contadina gliela riportò che pareva una gonna da festa da ballo.
– Ma dove ha imparato a ricamare così bene, vostra figlia? – chiedeva la Regina.
– Dalle monache…
– Sarà, ma questi non sono lavori che possano essere usciti dalle mani[48] d’una contadina. Bene, le ordinerò tutto il corredo di sposo di mio figlio.
Il figlio del Re, saputo di questa lattaia che gli ricamava il corredo, la volle conoscere, e l’andava a trovare mentre lavorava. E siccome era un giovane un po’ discolo, le dava anche noia.[49] Un giorno, dai e dai [50], la prese di sorpresa e le diede un bacio. La lattaia allora gli puntò il punteruolo contro il petto. Lo punse nel cuore e lui morì.
La ragazza fu condotta al Tribunale, e questo Tribunale era formato dalle quattro figlie del Re. La maggiore chiese condanna a morte, la seconda condanna a vita, la terza a vent’anni, e la piccina, che era la più buona, e che dentro di sé[51] capiva che la colpa era stata del fratello, chiese solo una condanna a otto anni, ma chiusa in una torre insieme col cadavere, perché l’avesse sempre sotto gli occhi e si pentisse.[52] Vinse il consiglio della più piccina. La ragazza fu condotta alla torre, e passando, la figlia del Re più piccina le disse all’orecchio: